Mieloma, cos’è e perché è importante donare

Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, era affetto da questo tumore del sangue. Capiamo meglio di cosa si tratta e perché i donatori sono fondamentali per i pazienti e per la ricerca

 

Rientra nella categoria dei tumori del sangue più diffusi e consiste nell’alterazione delle cellule del sistema immunitario responsabili della produzione degli anticorpi: le plasmacellule. Stiamo parlando del mieloma, la malattia che nei giorni scorsi ha provocato la scomparsa del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.

 

Le plasmacellule derivano dai linfociti B: da loro nascono immunoglobuline e gammaglobuline che agiscono contro le infezioni. Si trovano nel midollo osseo e un loro aumento incontrollato dà origine alle cellule tumorali. Quelle del mieloma producono un solo anticorpo monoclonale che va ad accumularsi in sangue e tessuti, nonché sostanze che stimolano gli osteoclasti (cellule responsabili del danneggiamento del tessuto osseo) nel provocare lesioni che, a lungo andare, comportano vere e proprie fratture. 

 

La causa non è ancora chiara. Tuttavia, un po’ come in altre malattie ematologiche, fattori come l’esposizione a radiazioni, sostanze tossiche o virus potrebbero giocare un ruolo decisivo nella trasformazione di queste cellule. Cellule la cui crescita, negli stadi più avanzati, ostacola lo sviluppo di quelle del sangue (globuli bianchi, rossi e piastrine), con un conseguente abbassamento delle difese immunitarie e altri effetti come anemie e difficoltà nell’arginare le emorragie.

 

Grazie alla ricerca, sono stati compiuti numerosi passi in avanti, con lo sviluppo di cosiddetti “farmaci intelligenti” che ormai sono parte integrante dei programmi terapeutici. Si tratta di soluzioni che vanno a colpire direttamente le cellule tumorali, un qualcosa che dopo vent’anni di studi permette oggi di offrire un’aspettativa di vita maggiore ai pazienti: se infatti prima la prognosi era di 3-4 anni dalla diagnosi, adesso la tempistica si è quadruplicata, come se i pazienti venissero cronicizzati tenendo la patologia sotto controllo. Risultati che è stato possibile raggiungere grazie all’impegno e alla generosità dei donatori di sangue. Gli emocomponenti, infatti, oltre a rappresentare un alleato prezioso per i ricercatori vengono anche utilizzati in molte patologie croniche, come ad esempio le anemie congenite e la talassemianonché per il superamento dei casi più critici legati a patologie del sangue (leucemia su tutti) o effetti delle chemioterapie. Le trasfusioni contribuiscono alla “ripopolazione” delle cellule del midollo osseo che, proprio a seguito di terapie invasive come la chemio, vengono danneggiate insieme a quelle tumorali. Ecco da qui l’importanza dei globuli rossi, spesso impiegati insieme a piastrine e plasma anche durante gli interventi chirurgici.

 

Insomma, se ogni giorno circa 1800 pazienti ematologici possono contare su trasfusioni salvavita è proprio grazie allo straordinario gesto etico e non remunerato dei donatori di sangue. In un’epoca in cui si continuano a rincorrere una serie interminabile di fake news che, oltre alla campagna vaccinale, puntano il dito sui volontari e la qualità degli emocomponenti, è ancor più necessario ribadire l’impegno per la solidità del nostro sistema sanitario e trasfusionale. “Bloccare il sistema” come tanti utenti si augurano, significherebbe interrompere la possibilità di assicurare terapie vitali per migliaia di persone.