Trapianti di cuore, un esame del sangue previene il rigetto

Uno studio sviluppato alla Città della Salute e della Scienza di Torino consente di evitare le conseguenze post intervento attraverso un esame del Dna da frammenti ematici dei donatori

 

Un esame del sangue. Meglio, un’analisi del Dna del donatore per prevenire ed evitare il rigetto dopo il trapianto di cuore. È il risultato di uno studio che è stato condotto alla Città della Salute e della Scienza di Torino e pubblicato sul The Journal of Heart and Lung Transplantation.

 

La ricerca si è basata su un test per valutare la mancata corrispondenza donatore-ricevente HLA(antigene leucocitario umano) in una coorte di 19 riceventi adulti e un totale di 232 biopsie liquide. Il Dna privo di cellule derivato da donatori (dd-cfDNA) è infatti considerato un marker affidabile per stabilire il danno di un organo con potenziali applicazioni nei follow-up dei pazienti che si sono sottoposti all’intervento. Dallo studio è emerso come l’aumento del dd-cfDNA sia correlato al danno da ischemia-riperfusione e al rigetto cellulare acuto, mentre non è stato osservano alcun aumento durante le infezioni o le complicanze vascolari, a dimostrazione di quanto questo biomarcatore sia strategico nel monitoraggio del rigetto.

 

Ad oggi, nei trapianti di cuore il rigetto rappresenta la complicanza più temibile. Le procedure standard consistono nella “biopsia endomiocardica”: si tratta di una procedura che prevede l’ingresso di una sonda nei vasi che arrivano al cuore e che preleva un frammento di muscolo cardiaco per poterlo esaminare al microscopio e analizzare le alterazioni caratteristiche di questa reazione. Una tecnica invasiva che, se ripetuta più volte dopo il trapianto potrebbe non essere esente da rischi. Ecco perché lo studio torinese aprirebbe le porte a strade non solo più rapide e meno costose, ma soprattutto più sicure per i pazienti. Dopo il ruolo strategico in ambito genetico per l’individuazione di malattie fetali o oncologico, con l’analisi del Dna circolante originato dalle cellule tumorali, il sangue si conferma ancora una volta un prezioso alleato della ricerca.