L’impegno dei donatori contro i tumori infantili

Il 15 Febbraio, come ogni anno, si è celebrata la Giornata mondiale contro il cancro infantile. Tanti dei passi in avanti che la ricerca ha compiuto per curare queste patologie sono stati possibili anche grazie a chi dona il sangue

 

Rappresentano la seconda causa di morte tra i più giovani, ma grazie alla ricerca e allo sviluppo di nuove terapieoltre l’80% dei pazienti riesce a guarire. Parliamo dei tumori infantili che, come confermano dati ufficiali dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, ogni anno nel nostro Paese colpiscono 1400 bambini da 0 a 14 anni e circa 800 adolescenti tra i 15 e i 18.

 

Il perché della Giornata mondiale contro il cancro infantile

Dal 2002 in cui è stata lanciata, su iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità, ogni 15 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro il cancro infantile con l’evento globale promosso da Childhood Cancer International, una rete di 188 associazioni e reti di associazioni di genitori presenti in 93 Paesi del mondo. L’appuntamento, oltre a tenere alta l’attenzione sugli effetti che i tumori infantili generano non solo sui piccoli pazienti ma anche sulle loro famiglie, vuole essere un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica a sostenere il progresso delle cure così da poter infondere sempre più speranza a tutti coloro che combattono contro questo nemico terribile. Il tutto ribadendo il principio irrinunciabile del diritto alla salute e alla migliore assistenza medica e psicosociale indipendentemente da nazionalità, confessione religiosa, situazione finanziaria o classe sociale di appartenenza.

 

I numeri dei tumori infantili nel mondo

Nonostante i passi in avanti compiuti dalla ricerca nel corso degli anni, il cancro infantile continua a essere la prima causa di morte, tra le malattie non trasmissibili, nei bambini di tutto il mondo. Dei circa 300mila nuovi casi diagnosticati ogni anno, circa l’80% è nei Paesi a basso reddito dove un dato analogo corrisponde ai piccoli che muoiono per le varie forme da cui vengono colpiti. Esattamente l’opposto avviene nelle nazioni più sviluppate, dove oltre l’80% dei bambini guarisce dal cancro con ampia prospettiva di vita futura.

 

Le forme più diffuse e l’impegno dei donatori di sangue

Tra le forme più frequenti tra i bambini c’è la leucemia linfoblastica acuta, un tumore del sangue che ha origine dai linfociti e che è caratterizzato da un accumulo di queste cellule nel sangue, nel midollo osseo e in altri organi. Viene definita “acuta” perché progredisce rapidamente. Pur essendo considerata una forma rara (su 100mila si registrano 1,6 casi tra i maschi e 1,2 tra le femmine), rappresenta l’80% delle leucemie e il 25% dei tumori che colpiscono i bambini da 0 a 14 anni. Il picco è tra i 2 e i 5 anni, per poi ridursi con l’aumento dell’età. Se nel corso degli anni la ricerca è riuscita a compiere passi in avanti tanto da portare la percentuale di guarigione da questa forma fino al 90%, molto avviene grazie ai donatori di sangue che, con la loro scelta etica e volontaria, assicurano le trasfusioni necessarie a superare gli stati critici o gli effetti delle chemioterapie che, distruggendo le cellule tumorali, possono danneggiare anche quelle del midollo osseo. Ecco perché continuare a donare e garantire scorte alle nostre strutture sanitarie significa contribuire a salvare migliaia di vite umane. Soprattutto dei più piccoli.