Il sangue aiuta a capire quando iniziare una nuova terapia oncologica

Uno studio coordinato dall’ospedale Niguarda di Milano spiega in che modo la biopsia liquida aiuti a battere sul tempo il tumore del colon-retto

 

La medicina di precisione aiuta a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Ma soprattutto, ancora una volta il sangue si conferma alleato prezioso ai fini della ricerca scientifica e della prevenzione di forme gravi come il tumore. Lo studio “CHRONOS” pubblicato sulla rivista Nature Medicine ha infatti dimostrato che attraverso un semplice prelievo è possibile capire il momento giusto in cui somministrare una seconda terapia salvavita a un paziente oncologico con metastasi del colon-retto.

 

Coordinata dall’ospedale Niguarda di Milano, la ricerca potrebbe rappresentare un prezioso passo in avanti nel trattamento di questa patologia. Secondo i dati ufficiali dell’AIOM (l’Associazione italiana di oncologia medica), infatti, quello del colon-retto rappresenta il 10% di tutti i tumori diagnosticati nel mondo e il secondo più frequente tra gli uomini, dopo quello della prostata, e tra le donne, dopo quello al seno. La maggior parte dei casi è generata dagli adenomi e nella valutazione del potenziale maligno l’istologia è decisiva. In Italia, in particolare grazie ai programmi di screening e alla diagnosi precoce sulla popolazione, l’incidenza dei tumori del colon-retto e il tasso di mortalità che comportano sono in diminuzione in entrambi i sessi.

 

La biopsia liquida è un esame che grazie a un prelievo del sangue, come in questo caso, consente di raccogliere maggiori informazioni sul tumore da cui è affetto un paziente. Nei fatti serve ad andare “a caccia” delle cellule tumorali che circolano nel flusso sanguigno o del DNA che queste rilasciano. L’analisi delle tracce molecolari fornisce informazioni preziose sulla neoplasia e sul suo andamento, rilevando, ad esempio, la presenza di specifiche alterazioni del DNA tumorale che possono renderlo sensibile o resistente ai diversi trattamenti oncologici.

 

Nel trial clinico CHRONOS, i ricercatori hanno integrato la biopsia liquida direttamente nel processo di decisione della terapia. Per i pazienti affetti da tumore al colon-retto metastatico le aspettative di sopravvivenza e di miglioramento della qualità della vita dipendono dalla possibilità di rallentare la progressione tumorale grazie ad interventi terapeutici mirati. «In circa il 50% di questi tumori – spiega Salvatore Siena, professore all’università di Milano e Direttore del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare dell’ospedale Niguarda di Milano – viene somministrata una terapia a bersaglio molecolare rivolta contro il recettore di crescita EGFR. Sebbene la terapia risulti efficace, il paziente può sviluppare nel tempo resistenza al farmaco e la malattia progredisce».

 

In questi casi è possibile somministrare di nuovo questa stessa terapia nel corso del programma di cura, quella che i clinici chiamano “rechallenge”. La difficoltà, tuttavia, sta nel capire quando avviare un rechallenge. Nei pazienti ai quali poteva essere somministrata una terapia di questo tipo veniva effettuata una biopsia liquida per decidere il trattamento. Come ha raccontato Andrea Sartore Bianchi, professore all’università degli Studi di Milano, Principal Investigator dello studio CHRONOS e Responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Clinica Molecolare del Niguarda Cancer Center «applicando un concetto di “tolleranza molecolare zero”, abbiamo somministrato la terapia solo ai pazienti che presentavano una clearance completa di queste mutazioni e così facendo abbiamo ottenuto un tasso di risposte obiettive tumorali del 30% e un controllo di malattia oncologica del 63%. Questi dati rappresentano un passo avanti in situazioni cliniche dove le alternative terapeutiche sono spesso assenti, e questa strategia mirata migliora l’indice terapeutico di questo trattamento “chemo-free” per il carcinoma del colon-retto».

 

Questo studio clinico rappresenta la prima integrazione della biopsia liquida all’iter di terapia in un tumore big killer come il carcinoma del colon-retto. Da una goccia di sangue è possibile decifrare la vulnerabilità a una terapia a bersaglio molecolare e CHRONOS apre la strada a indagini randomizzate che raccolgano questa sfida emergente nell’ambito della medicina personalizzata.