Si scrive neo-maggiorenni, si legge neo-donatori
La storia di Giada e Alessandro che, subito dopo aver compiuto 18 anni, hanno deciso di iniziare a donare: «Contribuire a far star bene gli altri serve anche a noi stessi. Le paure vanno superate, i nostri coetanei devono farsi avanti»
La solidarietà nasce dalla consapevolezza di un semplice concetto: compiere un gesto che contribuisce a salvare le vite umane non costa nulla. Anzi, rappresenta anche una preziosa occasione per mantenere sotto controllo la propria salute. Se poi l’esempio di tutto questo nasce già dentro casa, allora il gioco è fatto.
Ma serve anche altro perché gli insegnamenti non restino vani: la sensibilità. Giada Bellani e Alessandro Grazia sono due neo diciottenni. Hanno entrambi un papà donatore con l’Avis Comunale di Fivizzano, in provincia di Massa-Carrara, sono all’ultimo anno dei rispettivi istituti superiori e hanno deciso di festeggiare il compimento della maggiore età proprio con quel gesto che, fin da piccoli, dentro le rispettive case, fa parte del buon vivere quotidiano: la donazione di sangue. «Ad essere proprio precisi, il giorno del mio 18° compleanno ho effettuato le analisi per capire se fossi idonea – spiega Giada – poi, una volta ottenuto il via libera, ho iniziato». È figlia unica, vive nel comune di Aulla, ma visto che la mamma è originaria di Fivizzano, la raccolta la effettuano lì. Giovane, ma con le idee già chiare, finito il liceo classico vuole iscriversi alla facoltà di Medicina per diventare, come sogna, medico legale.
Ma oltre alla testimonianza del papà, cosa c’è dietro il desiderio di diventare donatrice? «Avis è molto presente nel nostro territorio. Già nelle scuole i volontari organizzano spesso incontri con gli studenti e devo dire che si respira una grande sensibilità su questo tema». E gli amici che pensano di questa scelta? «Molti di loro sono già donatori come me, altri – conclude – hanno qualche timore. Ma le paure si superano».
E paura, di certo, non ne ha avuta nemmeno Alessandro. Finita ragioneria, spera che il futuro lo porti a diventare Entomologo: «Ho la passione per gli insetti – racconta – e questa professione mi porterebbe a studiarne la biologia e a ricercarne nuove specie. In Italia ci sono pochissime figure che se ne occupano, ma confido in un ricambio generazionale». Quello che, proprio lui, sta contribuendo a dare in ambito trasfusionale. Decisivo, per iniziare a donare, è l’esempio del papà: «Ciò che mi ha sempre colpito è la considerazione che all’Avis di Fivizzano hanno di lui – dice – una stima e riconoscenza incredibili perché con il suo gesto consente a tanti di poter beneficiare di terapie salvavita. Ecco, se ho cominciato anche io è proprio perché l’idea di fare qualcosa di concreto per i pazienti mi fa stare in pace con l’anima».
E Alessandro si sta già facendo promotore con i suoi amici e compagni di classe: «In molti hanno paura dell’ago, quindi per il momento sono l’unico donatore. Qualcun altro, però, sta manifestando interesse, infatti ho ricevuto richieste di informazioni sui vari gruppi sanguigni. In merito alla prossima donazione – conclude – sarebbe bello farla insieme a mio padre».
Quando si dice che “buon sangue non mente”.