Tumore al seno, il sangue aiuta a conoscere i fattori di rischio
Ottobre è il mese della prevenzione per la neoplasia più frequente tra le donne. Grazie a un semplice prelievo ematico è possibile capire se si è soggetti a svilupparla o meno
A confermarlo è l’edizione 2021 de “I numeri del cancro in Italia”, il report pubblicato ogni anno da AIOM (l’Associazione italiana di oncologia medica): il tumore al seno è la neoplasia più diffusa tra le donne, pari a circa il 30% di tutte le forme tumorali. Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione di questa patologia e quindi un’occasione preziosa per sensibilizzare e promuovere l’adozione di stili di vita finalizzati a sottoporsi a screening periodici che, è il caso di dirlo, potrebbero davvero essere un salvavita.
Secondo i dati confermati dallo stesso Ministero della Salute, in Italia sono state stimate circa 55.000 nuove diagnosi di carcinomi della mammella femminile e 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. Per l’ISTAT è addirittura la prima causa di morte per tumore nelle donne. Ne esistono diverse tipologie che possono svilupparsi in diverse parti del seno e che si distinguono in forme non invasive e invasive:
- Le forme non invasive, conosciute anche come “carcinoma in situ”, hanno origine nei dotti e non si espandono al di fuori del seno. In genere è difficile percepire al tatto la presenza di eventuali noduli, più semplice è invece la loro individuazione attraverso la mammografia.
- Le forme invasive, invece, sono caratterizzate dalla capacità di espandersi al di fuori del seno: quella più frequente è il “carcinoma duttale infiltrante” che rappresenta i trequarti di tutti i casi di tumori della mammella. Attraverso i linfonodi può propagarsi ad altri organi ed essendo generalmente asintomatico, non provocando quindi dolore, può essere riconosciuto solo individuando noduli o aree ispessite nel seno. Occorre però precisare che gran parte dei noduli che compaiono hanno natura benigna.
La prevenzione è di conseguenza fondamentale. Lo screening per la diagnosi precoce è rivolto alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e consiste nel sottoporsi a una mammografia ogni due anni.
A dimostrazione degli importanti passi in avanti compiuti dalla ricerca, un recente studio effettuato all’Imperial College di Londra, e pubblicato sulla rivista Cancer Research, ha stabilito che grazie a un semplice prelievo di sangue è possibile individuare il fattore che aumenta il rischio di sviluppare questa neoplasia: una modifica chimica che avviene in un gene chiamato ATM. Si tratta della metilazione, un meccanismo di epigenetica che si manifesta per motivi ambientali (ormoni, radiazioni, alcol, fumo o inquinamento) e che, pur non provocando alterazioni dei geni, ne attiva o meno l’azione. Su 1380 pazienti coinvolte, di cui 640 hanno sviluppato il tumore alla mammella durante l’indagine, i ricercatori hanno visto che le donne con la più alta metilazione dei geni ATM avevano più del doppio delle possibilità di andare incontro alla neoplasia. Le indagini sul sangue erano iniziate tre anni prima della diagnosi di tumore, ma secondo gli studiosi sarebbe possibile prevedere il rischio ben 11 anni prima.
Proprio nell’ottica di una sempre più efficace opera di prevenzione, per tutto il mese di ottobre sarà attiva la campagna “Frecciarosa”, promossa da Fondazione IncontraDonna in collaborazione con il Gruppo Ferrovie dello Stato, con il patrocinio del Ministero della Salute e Agenas e in partnership con AIOM e Farmindustria. L’iniziativa consentirà, dal lunedì a venerdì, di effettuare visite e consulenze gratuite con medici specialisti a bordo dei treni Frecce, Intercity, Regionali e nei FRECCIALounge delle stazioni di Roma Termini e Milano Centrale. Inoltre, volontari della Fondazione IncontraDonna saranno a disposizione per offrire consigli e testimonianze dirette e per distribuire i “vademecum della salute”.
Date, orari e treni coinvolti possono essere consultati a questo link.