Il volontariato come “necessità” della società: la legge 266 compie 30 anni
L’11 agosto 1991 veniva varato il provvedimento che portò per la prima volta le associazioni a diventare parte attiva della trasformazione sociale avviata nel Paese
“La Repubblica Italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale”.
Recita così uno stralcio dell’art.1 della legge quadro sul volontariato. La legge n°266 che, esattamente trent’anni fa, venne approvata e che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, conferì alle associazioni la possibilità di diventare parte attiva della trasformazione sociale avviata.
La data è quella dell’11 agosto 1991. Un giorno che, nei fatti, sancì il volontariato come “necessità” della società. E il periodo in cui viene varato questo provvedimento è tutt’altro che semplice. La classe politica italiana, in quella fase, non è ancora così consapevole della necessità di applicare un sistema di welfare in cui le associazioni avrebbero fatto registrare uno sviluppo sempre crescente. Di lì a poco sarebbe scoppiato lo scandalo di Tangentopoli che, nei fatti, avrebbe fatto calare il sipario sulla cosiddetta “Prima Repubblica”. La società, e la politica in primis, si mostra divisa sui sistemi di assistenza che in questa fase venivano garantiti ad esempio alle persone tossicodipendenti (gli anni a cavallo tra l’80 e il ’90 sono quelli in cui Vincenzo Muccioli e San Patrignano tengono banco su più tavoli) e, nonostante l’istituzione nel 1978 del Sistema Sanitario Nazionale, a livello parlamentare le perplessità su una “fusione” tra volontariato e politiche sociali sono sempre più forti.
Tuttavia, la larga approvazione che la legge trova alla Camera (382 voti a favore su 385 presenti) segna il punto di incontro che serviva tra le aree progressiste e riformiste che occupavano le poltrone di Montecitorio e consacra il volontariato come necessità e manifestazione pluralistica. La legge 266 diventa l’apripista di un periodo di riforme in questo ambito fornendo un prezioso contributo alla riorganizzazione di quello che qualche anno dopo avremmo iniziato a definire Terzo Settore. Il 4 dicembre 1997, infatti, venne approvato il dl n°460 del 4/12/1997 (Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale) che introduce la figura delle Onlus per poi arrivare al 3 luglio 2017 con il dl n°117noto come Codice del Terzo Settore, un provvedimento che abrogò la stessa legge 266.
Se oggi AVIS e tante altre associazioni possono guardare con fiducia all’introduzione del RUNTS (il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) è proprio grazie ai passi in avanti che, da quell’11 agosto 1991, sono stati compiuti per riconoscere il volontariato come un valore imprescindibile tanto da candidarlo all’UNESCO come “bene immateriale” dell’umanità.