Covid, le staminali mesenchimali limitano i danni polmonari

Uno studio sperimentale condotto al Policlinico San Matteo di Pavia individua nelle cellule prelevate da sangue e midollo dei donatori un prezioso alleato per contenere gli effetti del virus

Si chiamano cellule staminali mesenchimali (MSC). Sono cellule multipotenti che si trovano nel midollo osseo, nel sangue periferico e cordonale e nel tessuto adiposo, e ricoprono un ruolo importante in fase di ricostruzione di tessuti scheletrici come cartilagine e ossa. Uno studio sperimentale condotto al Policlinico San Matteo di Pavia ha individuato le MSC come prezioso alleato per contenere gli effetti che l’infezione da SARS-CoV-2 genera sui polmoni: in particolare è stata dimostrata la loro capacità nel ricostruire il tessuto epiteliale polmonare.

La ricerca è stata portata avanti da un’equipe multidisciplinare di clinici e ricercatori delle unità di Anestesia e Rianimazione II, diretta dal dottor Mirko Belliato, e dalla Cell Factory, l’officina farmaceutica da cui provengono le cellule, di cui è responsabile la dottoressa Patrizia Comoli.

 

Mirko BelliatoIl dottor Mirko Belliato

Le tappe dello studio e i pazienti coinvolti

I primi casi sono stati analizzati tra novembre e dicembre dello scorso anno: «Ci siamo concentrati su pazienti positivi al Covid e di età inferiore ai 75 anni – spiega il dottor Belliato – La fase sperimentale è iniziata e stiamo attendendo la risposta da parte di AIFA e del comitato etico del San Mattero così che venga approvata come ricerca corrente, come linea guida di cura e trattamento per il nostro istituto». L’obiettivo di questa indagine è quello di limitare i danni provocati dal Covid a distanza e, con l’ok definitivo, potrà essere estesa anche ad altri pazienti. Ma con quali caratteristiche? «Una volta ottenuta l’approvazione come ricerca corrente della durata di tre anni, potremo avere modo di creare un ombrello sotto il quale avviare tre studi paralleli – prosegue – Si tratta di percorsi che coinvolgeranno pazienti con malattia cronica dovuta a trapianto di midollo e a trapianto di polmone e altri ancora con residua insufficienza respiratoria acuta grave post infezione da SARS-CoV-2. In uno step successivo, dopo aver ulteriormente assicurato sicurezza ed efficacia, la terapia verrà estesa anche a soggetti con altre caratteristiche».

 

Equipe San Matteo PaviaLa dottoressa Patrizia Comoli (al centro), insieme alla dott.ssa Maria Antonietta Avanzini (seconda da destra) e al gruppo ricercatrici MSC della Cell Factory del San Matteo

Origine e ruolo delle cellule staminali mesenchimali

Da anni il San Matteo è un centro di riferimento per lo studio delle cellule mesenchimali da midollo osseo: «Le utilizziamo per il trattamento delle complicanze post trapianto – spiega la dottoressa Comoli – sfruttando le loro proprietà immunomodulanti e la capacità di controllare il rischio di rigetto o della cosiddetta malattia del trapianto contro l’ospite». Dagli inizi degli anni 2000, quando è cominciata l’analisi di queste cellule, sono emersi anche i risultati incoraggianti nella «rimarginazione delle ferite o nella chiusura di fistole o altre situazione di questo tipo – prosegue – Ecco perché le loro proprietà di riparazione dei tessuti ci hanno convinto a tentare la somministrazione di queste cellule nei pazienti ricoverati per Covid in terapia intensiva». Agendo sulla fibrosi, infatti, quella condizione che porta a un irrigidimento del tessuto polmonare e ne compromette l’elasticità, le mesenchimali riescono a stimolare la rigenerazione delle cellule del paziente e a ricostruire il tessuto epiteliale. Ma ci sono differenze tra le cellule prelevate da una fonte piuttosto che da un’altra? «Pur avendo una base comune, a seconda della fonte possono produrre sostanze diverse chiamate secretoma – conclude la dottoressa – Noi usiamo questa tipologia midollare perché come centro, insieme alla dottoressa Maria Antonietta Avanzini che è responsabile del settore delle mesenchimali, siamo ormai specializzati. Tuttavia, è opportuno ricordare che la stessa cellula, se usata in condizioni diverse dell’organismo, può agire in maniera diversa».

 

Perché è importante il ruolo dei donatori

Le cellule mesenchimali si possono prelevare da varie fonti: midollo osseo, sangue periferico, tessuto adiposo e cordone ombelicale. Come sottolineano sia la dottoressa Comoli che il dottor Belliato, «la partecipazione dei donatori in tutto questo è determinante. L’unica sorgente che non deriva da una donazione, per così dire, diretta è il cordone. Tutto il resto delle cellule che preleviamo è frutto della scelta consapevole e volontaria di migliaia di personeUn atto generoso e ragionato senza il quale nessuno di noi potrebbe portare avanti il proprio lavoro e senza il quale la ricerca non avrebbe avuto modo di compiere i passi in avanti per individuare nuove terapie per tanti pazienti. Proprio perché si sa ancora poco sulle caratteristiche di queste cellule, è fondamentale poter contare sui donatori: sono loro la nostra fonte principale. Sono loro che consentono un prelievo di questo tipo e si mettono a disposizione di chi ha necessità». Per gli step successivi non è previsto, al momento, un protocollo di reclutamento specifico di donatori: «Aspettiamo l’approvazione della linea di ricerca – concludono – e poi, valutando la numerosità del campione, ci organizzeremo di conseguenza».