Dalla Sicilia duemila flaconi di Fattore VIII alla Palestina.
Ecco perché il sistema Italia è un modello
Quando diciamo che la solidarietà non conosce confini ci riferiamo proprio a situazioni come questa. Nei giorni scorsi la Regione Sicilia ha donato alla Palestina 2mila flaconi contenenti Fattore VIII della coagulazione in eccedenza rispetto al fabbisogno nazionale.
Le unità sono destinate ai pazienti affetti da malattie emorragiche congenite, come l’emofilia, e sono state messe a disposizione grazie al coordinamento del Centro nazionale sangue e al contributo del direttore della Struttura Regionale di Coordinamento, Attilio Mele, nonché al supporto logistico dell’azienda farmaceutica Kedrion Biopharma e dell’Ufficio per la Palestina dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che hanno assicurato il successo dell’operazione di spedizione e trasporto nel centro di stoccaggio nella città di Nablus.
Il progetto rientra nel più ampio sostegno che da anni la Cooperazione italiana garantisce per lo sviluppo del settore sanitario in Palestina, messo duramente alla prova negli ultimi mesi dall’aggravarsi dell’emergenza Covid-19 in Cisgiordania e a Gaza. Sempre in tale quadro, prenderà avvio nei prossimi mesi un nuovo programma finanziato dall’Italia e intitolato “Haemo Pal”, finalizzato al potenziamento dei centri clinici per la diagnosi e la cura delle malattie emorragiche congenite in Palestina.
Una notizia che non solo ribadisce la straordinaria importanza della donazione del plasma da cui vengono ricavati farmaci salvavita, ma anche l’impegno dei donatori il cui gesto etico e volontario permette a tanti pazienti, in Italia o all’estero, di poter contare su terapie alle quali altrimenti non potrebbero accedere.
Non è la prima volta che la regione siciliana si rende protagonista di gesti simili. Ad aprile del 2019 le unità di Fattore VIII vennero inviate in Salvador dove, nell’ottobre dello stesso anno, giunsero anche quelle provenienti dall’Emilia Romagna. Nel 2017 la Lombardia inviò il suo contributo all’Armenia, mentre lo scorso aprile, in piena pandemia, i farmaci plasmaderivati arrivarono dalla Toscana in Albania. «Questa notizia è per me un motivo di grandissima gioia – dichiara il presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola – soprattutto in un anno così difficile in cui tutti noi siamo stati già messi duramente alla prova dalla prima ondata della pandemia. Vedere che il gesto di migliaia di donatori continua ad assicurare terapie salvavita a tanti pazienti anche di altri Paesi, rappresenta il regalo più bello che potessimo pensare di fare. Un regalo che racchiude l’amore, la solidarietà e la cittadinanza attiva di donne e uomini che, ancora una volta, si confermano come un impagabile patrimonio umano nazionale. A loro va il mio più sentito ringraziamento».